Giobbe

(testo e musica di Carlo Caddia)

Certo che stare in mezzo in mezzo ai potenti
c’è di che ben rischiare di perdere tutti denti.
Lo seppe bene Giobbe
che con tanta pazienza
fece da cavia a un gioco
di dadi e di potenza.
“Quando esce il tre io lo rovino”
disse Dio che tirò la prima mano
“Quando esce il due io lo salvo”
fece il demonio, “lo avrò nel patrimonio”
"Voilà, ecco il numero migliore
beato", dichiarò il Signore
ed ecco allora gli armenti a mille
morire fra i lampi e i tuoni e le scintille
“Due! Due!” Lucifero gridava
e nel fragore tremarono i pianeti
godendo del dolore di tal paziente
di averne già lo spirito bramava
Certo che stare in mezzo
in mezzo a dei potenti
c’è di che ben rischiare di perdere tutti denti
Durava la partita da ‘sì tempo
che annoiati i grandi del cimento
decisero di mollare a quel pezzente
che gli anni a Giobbe non lasciavan niente
E mai una bestemmia porco cane
il resistente eroe un po’ disfatto
senza oro vacche eredi che misfatto
lui protestava sì ma piano piano
Certo che stare in mezzo in mezzo ai potenti
c’è di che ben rischiare di perdere tutti denti
Ei si salvò per gran disinteresse
dei due impegnati ora a pensare
L’antagonismo era così finito
la gran giocata fu la civiltà
Col terzo giocatore che già sa tutto
che schiavo del potere di bianco e nero
si crede al centro di tutte le cose
e crede opposti complici lassù
L’idea del peccato è un po’ banale
ma serve ad invischiar la società
così i burattini auto scoccianti
daranno la colpa alla fatalità.
Però...
Certo che stare in mezzo in mezzo a dei potenti
c’è di che bel rischiare di perdere tutti i denti

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