Carlo Credi
Carlo Credi, pseudonimo di Carlo Caddia, nasce a Torino il 4 luglio 1947. Durante il periodo beat fa parte del gruppo musicale I Misteriani, prima come cantante, poi anche in qualità di bassista, facendosi chiamare Kredy. La band resta in attività per un paio d’anni, durante i quali ha modo di suonare per parecchi mesi a Saint-Vincent (Valle d’Aosta). È il periodo dei “capelloni”: i ragazzi si oppongono alla famiglia tradizionale e ai “matusa”, mentre i poliziotti cercano di tagliare con la forza le lunghe chiome dei giovani. La musica e la poesia beat, in Italia come nel mondo, sono foriere di energie pacifiste e alzano la voce contro la guerra e contro le ipocrisie della società borghese. Nel 1967 Carlo Credi si sposa con Carla De Corato: ad ottobre nasce la loro figlia Barbara. Nel 1968 l’artista si reca a Parigi, dove si mantiene lavorando e cantando nei bar: questa situazione rappresenta l’inizio del fallimento del suo matrimonio. Rientrato a Torino, entra nel Gruppo del Baronetto, una compagnia che fa “teatro di strada”; suona la chitarra e canta, dimostrando anche un certo spirito ironico e scanzonato, come quando propone le cover in piemontese delle canzoni di Jimi Hendrix: ad esempio Hey Joe diventa Hey Gioanin. Il 1968 è un anno fondamentale per la politica, ma in realtà Carlo viene solo sfiorato da essa e risulta piuttosto essere un libero pensatore, un anarchico, dice qualcuno; non risulta nessun suo coinvolgimento diretto negli avvenimenti che investono la società torinese di quel tempo. Successivamente parte per l’India, una meta diventata estremamente attrattiva per i giovani occidentali di tutto il mondo. Per alcuni anni non si sa più nulla di lui: è lo strappo definitivo tra i due coniugi Caddia. Carlo si confronta con gli influssi della musica indiana nel rock di quegli anni, dove si fa largo uso di sitar e tabla nei dischi delle più importanti star occidentali; si avvicina anche alla cultura delle droghe, considerate nell’ottica psichedelica addirittura necessarie per “aprire la mente”. Alcuni curiosi aneddoti riportati da amici e conoscenti ci raccontano di un Carlo in veste di cuoco in cambio di ospitalità, oltre che dell’apertura da parte sua di una sorta di clinica a Goa per aiutare gli occidentali in difficoltà. Dopo il suo rientro in Italia finalmente nel 1976 viene pubblicato l’album Chi è Carlo Credi? Ad occuparsene è un’etichetta indipendente di Torino, la Shirak di Johnny Betti, già batterista dei Circus 2000. Carlo, pur dimostrando una certa insofferenza verso gli aspetti tecnici, riesce comunque a registrare quasi tutti i brani in presa diretta, con un microfono per la voce e uno per la chitarra, senza bisogno di ulteriori correzioni; in qualche caso vengono poi aggiunte delle percussioni, per dare un po’ di colore alla musica. Il disco non ha una grossa promozione, tuttavia a livello cittadino ottiene un certo riscontro, sia per la costante attività dal vivo del cantautore nelle piole e nei locali, sia per la trovata delle misteriose scritte comparse sui muri di via Po che recitano “Chi è Carlo Credi?”. Va fatta un’osservazione riguardante la copertina del disco: il cantautore compare fotografato di spalle, mentre sul retro compare visto di fronte. Ebbene, la stessa idea la ritroviamo alcuni anni dopo nella copertina di un disco di Vasco Rossi, Colpa d’Alfredo, pubblicato nel 1980: si tratta di una semplice coincidenza? Arriva poi la stagione delle prime radio libere, che danno ampio spazio ai giovani e agli emergenti. Carlo ha anche una breve esperienza a Radio ABC come conduttore della trasmissione Un giorno Credi, durata solo poche settimane. Nel frattempo l’artista continua a leggere tantissimo, approfondendo innumerevoli tematiche: i conoscenti lo considerano “un vero pozzo di scienza”. Si fa notare anche per il suo aspetto fisico: dalla corporatura imponente, ama durante l’inverno indossare una pelliccia sintetica. Purtroppo deve convivere con una crescente inquietudine e con la dipendenza sempre più grave dall’alcol, che lo sospinge verso i margini della società e che alla fine ne causa la morte l’8 maggio 1986. Il decesso avviene all’Ospedale Mauriziano di Torino: accanto a lui c’è Anna, la sua ultima compagna. Molti amici e conoscenti vengono a sapere dell’evento con diversi giorni di ritardo. Carlo trova la sua collocazione definitiva nel Cimitero Monumentale di Torino.
Questo che vi abbiamo raccontato è stato il breve viaggio terreno di Carlo.
“Di qua”, come probabilmente direbbe lui, ha lasciato la pelle, i muscoli, le ossa, i nervi…
La sua anima, libera, è volata “di là”, oltre le nuvole, perdendosi tra le stelle.
Vogliamo concludere con le parole di Andrea Tinelli, il compositore cremonese che ha trascritto le canzoni di Carlo Credi:
“Dopo avere trascritto tutte le canzoni di Carlo, mi sono fatto un’idea precisa del modo in cui sono strutturate. Emergono aspetti interessanti, legati ad una certa inventiva dell’autore, che pur non avendo condotto studi musicali, tuttavia mette nei suoi brani una certa complessità che li rende ancora oggi interessanti.”
Speriamo che queste canzoni colpiscano anche voi.